Si sarebbe dovuto titolare così almeno uno degli articoli pubblicati dopo la diffusione del recente rapporto sull’a- nalisi dell’acqua redatto dal Laboratorio Cantonale. Il titolo di questo editoriale è una delle prime frasi a comparire nel rapporto, così come il dato numerico nudo e crudo: 2 campioni non conformi, ma comunque potabili, su 72 analizzati. Un risultato molto buono. Invece no, si è deciso di estrapolare altro, per creare sensazionalismo inutile e scorretto. E allora il nuovo protagonista è diventato il Chlorothalonil. Si sono letti titoli così: “Chlorothalonil a Genestrerio”, come se fosse diventato il personaggio di un film dell’orrore che è arrivato a bussare alle porte dei cittadini. O “Se il fungicida è nel pozzo”, altro titolo che, grazie a quel “se” all’inizio, lascia concludere il periodo ipotetico al lettore che immagina un seguito terrificante. Che fungicida faccia rima con omicida, se ne accorge anche un bambino di tre anni. Così il rapporto di una campagna che si è concentrata sulla presenza di residui dei prodotti fitosanitari nell’acqua potabile, che ha definito la situazione nel nostro Cantone come “sostanzialmente confortante”, diventa l’ennesima occasione per sparare contro l’agricoltura e i contadini. Ma stiamo scherzando?
I prodotti fitosanitari sono utilizzati anche dai giardinieri e dai privati, non solo dagli agricoltori. Non mi stancherò mai di ripetere, anche a chi non vuole sentire, che l’utilizzo dei prodotti fitosanitari in Svizzera è regolato in modo estremamente severo. Gli agricoltori ricorrono al loro utilizzo con coscienza e per necessità di produzione, seguendo le regole e le leggi, e sono loro i primi a volerne usare il minor quantitativo possibile. È per questo motivo che tutto il settore primario collabora attivamente con la Confederazione nella messa in atto del Piano d’azione nazionale sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari che conta ben 51 misure concrete. Gli agricoltori svizzeri stanno già facendo molto e lo fanno ogni giorno per migliorare la situazione. È ora che la si smetta di puntargli il dito contro, come se fossero dei fuorilegge. E chi dice il contrario è semplicemente in malafede.
Non mi sembra che quando si registrano tassi di agenti inquinanti nell’atmosfera superiori a quanto previsto per legge si punti il dito in questa maniera contro gli automobilisti o l’industria. Perché tanto accanimento contro gli agricoltori? È sempre molto facile identificare qualcuno a cui dare la colpa. Certo, poi vale a poco indignarsi perché il tasso di suicidi tra gli agricoltori svizzeri raggiunge livelli spaventosi. Provate voi a penare dalla mattina alla sera per produrre generi alimentari che trovino spazio in un mercato globale sempre più competitivo, con salari sempre più bassi e normative severissime, per poi venire additati come criminali. Io sono convinto che si debba essere fieri dei nostri contadini, che producono qui e non nel Mercosur o in Asia. Una produzione vicina ai consumatori che si può vedere e controllare. Ed è giusto così. Ma smettiamo di criminalizzare i contadini o di far credere alla gente che si possa garantire la produzione agricola nazionale, senza usare nessun prodotto fitosanitario. Sarebbe come voler convincere qualcuno che si possa rimanere sani per tutta la vita, senza mai assumere un farmaco o andare da un medico.
Sem Genini, segretario agricolo cantonale
da Agricoltore Ticinese del 20 settembre 2019