Domenica scorsa in tutta la Svizzera si è cercato di mostrare e trasmettere alla popolazione, ancora una volta, ma sotto una nuova forma, i pregi e i valori dell’agricoltura elvetica. Lo si è fatto in occasione della prima Giornata nazionale delle Porte aperte in fattoria, quando numerose aziende agricole di tutto il paese hanno invitato gli ospiti a vivere l’esperienza diretta e dare uno sguardo alla produzione agroalimentare locale (n.d.r. un articolo riassuntivo della giornata si può trovare nell’edizione odierna del giornale). È risaputo, ma ciononostante non mi stancherò di ripeterlo, che l’agricoltura svizzera sottostà a rigide e severe regole a favore del benessere animale, della fertilità del suolo e per quanto riguarda la protezione fitosanitaria. Regole che spesso e volentieri sono di molto “migliori” di quelle di altri paesi. E a confermarlo un’ulteriore volta anche a livello scientifico, oltre all’evento appena descritto dove i visitatori lo hanno potuto constatare di persona, è stata K-Tipp, la nota rivista dei consumatori della Svizzera interna.
A inizio maggio, K-Tipp ha infatti pubblicato i risultati di un’analisi di laboratorio del capello, effettuata in Svizzera su un campione di 20 persone, per verificare la presenza di sostanze nocive. Nella maggior parte dei casi, l’analisi ha trovato tra i dieci e i venti agenti chimici per ogni persona. Oltre ad altre sostanze dannose, sono stati trovati anche residui di medicamenti veterinari e prodotti fitosanitari; temi molto attuali e caldi. Di questi però, ben nove su dieci sono proibiti in Svizzera! Pertanto, la conclusione è abbastanza semplice e, sotto la lente d’ingrandimento e sul banco d’accusa finiscono innanzitutto materie prime e generi alimentari d’importazione. Secondo il Centro Svizzero di Tossicologia Umana Applicata (SCAHT), che è l’organizzazione nazionale di riferimento per questo tipo di tematiche, per poter valutare al meglio i potenziali rischi sulla salute umana emersi dallo studio, è necessario conoscere la nocività delle singole sostanze riscontrate e la loro quantità. Quindi, il fatto che la rivista K-Tipp nel suo articolo abbia messo sull’attenti i lettori riguardo a una pericolosità generale, senza però precisare i quantitativi delle sostanze nocive, è fuorviante e non è del tutto appropriato. Anzi, per lo SCAHT, il fatto che siano state trovate soltanto 20 sostanze è da considerarsi estremamente positivo. Questa affermazione si è basata su esami analoghi di campioni di urina effettuati negli Stati Uniti, dove solitamente vengono trovate oltre 300 sostanze chimiche diverse; non di certo una bazzecola! Ma rimanendo in Svizzera con uno sguardo particolare al nostro settore, sta di fatto che nei capelli delle 20 persone testate, nella quasi totalità dei casi ci sono tracce di prodotti che nell’agricoltura elvetica non sono consentiti. Per fare un esempio concreto, la Sulfachinossalina, non è presente in nessun medicamento veterinario svizzero. Di conseguenza, queste sostanze chimiche non possono che provenire da generi alimentari prodotti in altri paesi. Tutto questo, del resto, non fa altro che confermare altri dati rilevati dagli ispettori alimentari svizzeri che dimostrano che, nella maggior parte dei casi, quando un valore limite viene superato in Svizzera, si tratta di cibo proveniente dall’estero.
Sem Genini, segretario agricolo UCT
da Agricoltore Ticinese del 7 giugno 2019