Tanto tuonò, che infine piovve (a dire il vero ne avremmo concretamente bisogno!). È finalmente giunta l’ora del messaggio del Consiglio federale all’indirizzo del Parlamento, di ben 277 pagine, sulla nuova politica agricola 2022+. Le attuali proposte sono molto meglio di quanto, in maniera rivoluzionaria, era stato presentato l’anno scorso in fase di consultazione, grazie al coinvolgimento dei gruppi di lavoro con rappresentanti del settore. Tuttavia ci sono ancora molti punti critici e il rapporto lascia un certo amaro in bocca, soprattutto perché la politica agricola diventerà ancora più complessa e non si scorge nessuna riduzione dell’onere amministrativo. Un rinvio alle calende greche del tema della burocrazia che scoraggia, ogni giorno di più, le famiglie contadine. Altresì, i nuovi requisiti richiesti all’agricoltura sono aumentati esponenzialmente e comportano per le aziende agricole importanti costi aggiuntivi, che però non potranno essere compensati da un aumento del valore aggiunto sui mercati. E, paradossalemente, il credito quadro dei pagamenti diretti viene ridotto di oltre 100 milioni di franchi. Un inasprimento generale delle regole che riduce la competitività dell’agricoltura svizzera. D’altro canto, l’impatto ambientale verrà ulteriormente ridotto grazie a pagamenti diretti che promuoveranno pratiche agricole ancora più ecologiche. Il messaggio contiene un pacchetto di nuove misure e contributi ai sistemi produttivi, in alternativa anche all’iniziativa sull’acqua potabile. Essi mirano a ridurre le perdite di sostanze nutritive, nonché l’utilizzo di prodotti fitosanitari. La scelta dei prodotti autorizzati verrà limitata e le esigenze saranno più rigorose, per diminuire le emissioni nei corsi d’acqua e nei biotopi. Sono previste anche una diminuzione della quantità massima consentita per ettaro di concime aziendale e una riduzione delle perdite di azoto e fosforo del 10% entro il 2025 e del 20% entro il 2030, per cui la responsabilità ricadrà sulle associazioni di categoria. Positiva l’idea di mantenere i sistemi collaudati a favore della biodiversità e del settore “mercato”, oltre a quella di non modificare la legge sull’affitto dei terreni agricoli. Trova anche ampio consenso la proposta di un cofinanziamento dell’assicurazione contro le perdite di raccolto per mitigare i crescenti rischi legati ai cambiamenti climatici, così come un compromesso sulla copertura delle assicurazioni sociali dei partner.
Infine, alcune critiche proposte per la legge sul diritto fondiario rurale sono state messe da parte, purtroppo però non quella di aprire la nuova politica agricola anche alle persone giuridiche. È assodato che la popolazione ha grandi aspettative nei confronti del nostro settore, però ci vuole più rispetto per chi ci nutre, evitando continui attacchi da parte della stampa e da alcune organizzazioni economiche e ambientali. Il ruolo principale dell’agricoltura è quello di nutrire la popolazione, come stabilito dall’articolo 104a sulla sicurezza alimentare. È chiaro una nuova politica agricola implica sempre dei cambiamenti, che dovrebbero però essere coerenti, seguire una linea e creare prospettive concrete e a lungo termine. Più analizzo il messaggio del Consiglio federale e meno riesco a vederla questa linea. C’è ancora molto lavoro da fare e saranno necessarie delle modifiche, soprattutto per migliorare gli aspetti economici e produttivi dell’agricoltura svizzera. Ora non resta che confidare nel Parlamento.
Sem Genini, Segretario agricolo UCT
da Agricoltore Ticinese del 21 febbraio 2020