Nella settimana appena trascorsa si è vissuto un periodo di timore per la piazza finanziaria elvetica, la quale, a seguito della decisione di Bruxelles di non rinnovarle il riconoscimento dell’equivalenza borsistica, perderà l’accesso illimitato da parte degli operatori alle piazze finanziarie. Ciò significa, in altre parole, che al di fuori dei nostri confini non sarà più permesso contrattare titoli di aziende quotate alla borsa di Zurigo, che è quella valori della Svizzera. La paura si è scatenata in particolare a seguito del fatto che il 70-80% delle transazioni proprio alla famosa borsa di Zurigo (su un volume totale di 1’350 miliardi di franchi nel 2018) sono fatte da operatori europei. Quindi, se il Consiglio federale non avesse pianificato tempestivamente e con lungimiranza un Piano B, dal 1° luglio gli operatori di tutto il mondo non potrebbero più acquistare azioni quotate in Svizzera, come per esempio quelle più vicine al nostro settore della Nestlé, Lonza, Roche, Syngenta, Novartis o Actelion. E le conseguenze nefaste sul grafico dell’indice della borsa elvetica sarebbero facilmente ipotizzabili. Ma siccome, tipico del mercato finanziario, le negoziazioni sono strettamente relazionate alle notizie e alle voci che si vedono e si sentono sui giornali, il grafico della borsa svizzera avrebbe dovuto iniziare il suo crollo già da subito, cioè il giorno dell’uscita della notizia, e avrebbe dovuto continuare la sua discesa libera nei giorni seguenti. Considerando che i titoli di Zurigo sono rimasti stabili, significa che il Piano B del Consiglio federale, che consiste nel concedere autorizzazioni a operatori da parte della Finma (l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari), sembrerebbe essere riuscito ad aggirare la revoca del riconoscimento di equivalenza.

In questi stessi giorni, dal 22 al 29 giugno, cambiando apparentemente argomento, ma rimanendo su questioni internazionali che sono importanti per il nostro Paese e altresì per il nostro settore primario che, lo ricordo a scanso di equivoci, è un settore economico, una delegazione elvetica dell’Ufficio Federale dell’Agricoltura è a Roma per partecipare alla 41a Conferenza della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. In questo contesto, si legge in un comunicato stampa della Confederazione, la Svizzera sottoscriverà anche un nuovo accordo quadro con la FAO per continuare a garantirle un sostegno per rafforzare la sicurezza alimentare nel mondo. La FAO si occupa proprio di questo, lavorare affinché tutti abbiano accesso alla Sicurezza alimentare, e cioè a un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente. Altri obiettivi sono quelli di garantire i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali, gestendo e utilizzando in modo sostenibile le risorse naturali. Questi concetti stanno anche alla base di un premio che, per la prima volta, in occasione appunto della Conferenza a Roma, verrà assegnato e finanziato da parte della Svizzera. Un premio del valore di 60’000 dollari destinato a ricompensare e sostenere l’attuazione di progetti ammirevoli nella pratica, che puntano all’innovazione e a un’alimentazione e un’agricoltura sostenibili. L’Unione Svizzera dei Contadini vigilerà attentamente su quanto sta accadendo e, come sempre, si impegnerà affinché gli accordi portino dei benefici concreti anche alle nostre famiglie contadine e non solo nel resto del mondo.

Sem Genini, segretario agricolo UCT

da Agricoltore Ticinese del 28 giugno