Dopo il Consiglio degli Stati è toccato al Nazionale affrontare la revisione della Legge federale sulla caccia proposta dal Governo. Il duro lavoro di convincimento di tutte le associazioni e gli enti vicini al settore, ha portato i frutti auspicati. L’Unione Svizzera dei Contadini ha accolto con soddisfazione i miglioramenti apportati dalla Camera bassa, tranne alcune piccole eccezioni, come l’esclusione della lince dalle specie regolabili. Grazie a questi aggiustamenti sono state poste le basi per regolare meglio la presenza dei grandi predatori, lupo in testa, ma anche quella di altre specie protette, come ad esempio il castoro. Per l’agricoltura svizzera, regolare in maniera efficace le specie selvatiche che la danneggiano è un’esigenza fondamentale. Alle tante difficoltà che un agricoltore deve già affrontare non può e non deve aggiungersi anche la minaccia incombente del lupo o i danni costanti provocati da specie contro cui non è possibile nessun intervento. I Cantoni finalmente recuperano l’autonomia necessaria per poter definire quali misu- re prendere e le soglie di intervento. I grandi predatori pongono oggi problemi che non avevano la stessa portata trent’anni fa e, come si è potuto osservare da vicino l’anno scorso nel nostro cantone, in Svizzera non ci sono aree abbastanza ampie per accogliere il lupo, che sempre più spesso scende dalle montagne e si avvicina alle case in pianura. Più volte mi è capitato di scrivere qui o altrove di come le misure di protezione delle greggi risultino insufficienti contro gli attacchi del lupo, ma soprattutto ogni volta che parlo con qualche agricoltore che porta le pecore o le capre al pascolo, la considerazione è sempre la stessa: «cosa farò con i miei animali se ci sarà il lupo?» Finalmente quindi si potranno attuare delle misure di regolazione anche delle specie protette. Immediatamente le associazioni ambientaliste hanno parlato di “legge d’abbattimento” e sempre più spesso agricoltori mi chiedono «Ma perché ci trattano come se fossimo degli assassini?». Perché per la maggior parte delle persone il lupo non è una minaccia reale. Non avranno mai a che farci direttamente e non subiranno mai un attacco. Non vedranno mai il proprio lavoro distrutto in una notte, i propri animali, a cui hanno dedicato tempo cura e a cui si sono affezionati, morti o dispersi chissà dove. Mi sembra superfluo ribadirlo, gli agricoltori non sono assassini e non passano le proprie giornate in giro per i monti a sterminare lupi, semplicemente vogliono avere la possibilità di difendersi e di trovare delle misure adatte che li tutelino nella loro attività vitale. Per citare alcuni dati, che forse aiutano a farsi un’idea della situazione, in Svizzera gli animali da reddito attaccati dal lupo ufficial- mente (quelli ritrovati, confermati con le analisi del DNA, ecc.) tra il 2002 e il 2005 erano 119. Tra il 2015 e il 2018 sono stati ben 1’612. Nell’arco di un decennio si sono più che decuplicati. Credo che una revisione della legge che non propone di abbatterli indiscriminatamente, ma semplicemente di regolarne la presenza, non solo sia da accogliere con soddisfazione, ma fa anche tirare a molti un sospiro di sollievo. Speriamo lo capiscano anche le associazioni che vorrebbero lanciare il costoso referendum, che aumenterebbe ancora di più la spaccatura tra realtà di montagna, colpite direttamente dal problema, e urbane.

Sem Genini, segretario agricolo UCT

da Agricoltore Ticinese del 17 maggio 2019