Domenica stavo potando la vigna, un’occasione unica per riflettere in modo rilassato. È già passato un anno da quando sono tornato in Ticino, lasciando l’America e il mondo della ricerca per occupare il posto di segretario agricolo. Da quel momento ne è passata di acqua sotto i ponti e anche sopra. Infatti è stato un 2014 pazzo a livello meteorologico, che ha messo in difficoltà soprattutto alcuni rami produttivi del nostro settore, ma anche un anno pieno di eventi importanti. Posso dire con certezza che la parte più difficile di questo ritorno sia stata cambiare lavoro e vita nel senso più ampio del termine: non solo ho cambiato occupazione e metodi di lavoro, ma ho dovuto passare da un lavoro che richiedeva una specializzazione estrema, a uno che necessita una visione pressoché a 360°. Ecco il senso di questo primo anno: il cambiamento come obiettivo, come fattore di crescita personale e professionale, e non come qualcosa da dover subire o accettare. Il mio bilancio è positivo; una scelta di vita con dinamiche complesse, difficili da spiegare se non le si vive in prima persona. Un periodo impegnativo, da ricordare e vissuto intensamente, sebbene le somme si tireranno alla vicina Camera cantonale dell’agricoltura.

Il lavoro è interessante e variegato, l’unico rammarico è che spesso, sebbene la voglia non manchi, si hanno le mani legate per aiutare quelle famiglie che hanno bisogno ma che, a causa di limiti strutturali e/o di potere del nostro settore (finanziario e politico) non si possono sormontare. Eh già… la politica, un tema che ci occupa sempre di più negli ultimi giorni.

Tutto era iniziato con il sì all’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa” ed è finito con l’accettazione da parte del Gran Consiglio della revisione parziale della Legge sull’agricoltura e della realizzazione del Par­co del Piano di Magadino. L’UCT come ha ben spiegato il nostro presidente è favorevole ad entrambe, per quanto riguarda il Parco, tuttavia, chiede di essere maggiormente rappresentata nel futuro Ente di gestione vista la primaria funzione agricola di questa regione. Un anno 2014 che si stava chiudendo in disgrazia per l’agricoltura svizzera, ma l’intervento di politici lungimiranti ha permesso di evitare i tagli di 130 milioni per il nostro settore proposti nel preventivo 2015 dal Consiglio federale.

In mezzo ci sono poi state le riuscite raccolte di firme per l’iniziativa popolare federale sulla “sicurezza alimentare” e quella cantonale “spazi verdi per i nostri figli”. Da non dimenticare le votazioni per due temi importanti per il nostro settore come l’iniziativa popolare sui salari minimi e quella a favore di una cassa malati unica, così come le consultazioni, quella sui grandi predatori ha avuto il merito di dare un forte segnale alla politica di Berna su questo tema. Da ultimo, il riavvicinamento con Agrifutura, l’impegno per il comparto di Valera come zona agricola e la partecipazione a nuovi gruppi di lavoro tra cui “territorio e ungulati”; il Centro Competenze Ticino e l’Associazione trasformatori agroalimentari ticinesi (ATATI) che include trasformatori di generi alimentari che non sono né aziende agricole né artigiani. Chissà quante altre cose mi sono dimenticato!

Di sicuro l’UCT non è rimasta con le mani in mano e non lo farà neanche nel 2015 che si prospetta altrettanto, se non ancora più impegnativo.

Sem Genini, Segretario agricolo UCT

Agricoltore Ticinese, 6 febbraio 2015