Il comitato dell’Unione Svizzera dei Contadini (USC), di cui faccio parte, si è chinato lo scorso 5 febbraio sulla tematica del Franco forte che, oltre ad altri settori, pone di fronte a grandi sfide anche l’agricoltura e l’industria agroalimentare. Ci opponiamo categoricamente qualora, con il pretesto del Franco forte, si faccia pressione sui prezzi di produzione di generi agroalimentari. Invitiamo i consumatori, malgrado l’attuale isteria dei prezzi, a usare il buon senso e a non aggravare la situazione dell’agricoltura, che è già critica e precaria.

La situazione dei prezzi in ambito agricolo era molto preoccupante già prima del rialzo del Franco, soprattutto dopo che l’indice dei prezzi di produzione dei prodotti agricoli ha subito una massiccia diminuzione a partire dall’estate scorsa. In particolare, nel caso del latte, negli scorsi mesi i produttori hanno dovuto sopportare delle considerevoli perdite. A seguito dell’incessante pressione sui prezzi da parte degli acquirenti, quello del latte rischia di cadere sotto ai 0,50 cts/kg, un livello assolutamente disastroso e non sostenibile per gli agricoltori.

Il rialzo del Franco svizzero ha aggravato senza ombra di dubbio la situazione e ha aumentato la pressione sull’agricoltura e l’industria agroalimentare, in particolare per i prodotti con alte quote di esportazione o di quelli per i quali il protezionismo doganale non permette, o non in modo sufficiente, di attenuarne gli effetti. L’abbattimento della soglia minima di cambio nei confronti dell’Euro non ha tuttavia alcuna incidenza diretta sul livello dei prezzi dei prodotti svizzeri sul mercato interno. Per questo motivo il comitato dell’USC invita gli acquirenti e il commercio a usare il buon senso per quanto concerne la politica dei prezzi. Il rialzo del Franco svizzero non deve essere un pretesto per premere sui prezzi di produzione dei prodotti agricoli svizzeri!

Se questo dovesse accadere, ne risentirebbero prima di tutto i produttori e non gli artefici dei prezzi alti. L’USC si oppone con determinazione nel caso concreto in cui la trasformazione e il commercio, che intascano il 75% della spesa alimentare dei consumatori, cerchino di passare la patata bollente a monte, con l’unico obiettivo di preservare i propri margini di guadagno.

L’USC si impegna su diversi fronti al fine di attenuare la pressione causata dal rialzo del Franco. La scorsa settimana ha depositato un pacchetto di misure concrete al Consigliere federale Schneider-Ammann che chiedono un aumento di 45 milioni di Franchi del budget per la “Legge sul cioccolato”, 13 milioni supplementari per la promozione delle vendite di vino e formaggio, 75 milioni per i pagamenti diretti specifici destinati ai produttori di latte, così come una verifica del regime d’importazione dello zucchero e un aumento del protezionismo doganale per i cereali panificabili. Inoltre settimana scorsa l’USC ha spedito una missiva al commercio al dettaglio, nella quale ha esortato a non esercitare una pressione ingiustificata sui prezzi e ad assumere le proprie responsabilità. Infine l’USC intende organizzare, insieme ad altri settori e partner colpiti direttamente dal rialzo del Franco, un’azione di ringraziamento per tutti coloro che acquistano prodotti agroalimentari svizzeri e che trascorrono le loro vacanze nel nostro Paese.

Sem Genini,
Segretario agricolo UCT e membro Comitato USC

Agricoltore Ticinese, 13 febbraio 2015