La corsa alle elezioni federali del 20 ottobre è ormai lanciata e tra non molto toccherà agli elettori scegliere i candidati idonei, che porteranno a Berna una visione, degli obiettivi e delle idee chiare a tutela dei cittadini ticinesi e anche, e soprattutto, del mondo agricolo. I parlamentari insomma, quelli che spesso negli ultimi anni sono riusciti a mettere una pezza alle scellerate decisioni del Governo. A livello di politica federale si stanno decidendo molte cose, in un momento che reputo cruciale per le sorti del settore prima- rio. Dal 2022 con la nuova politica agricola, il quadro di riferimento del nostro settore si trasformerà nuovamente. Si punterà ad un maggior successo dei nostri prodotti sul mercato nazionale, ma anche su quelli esteri, a uno sfruttamento attento e alla protezione delle risorse naturali e infine a uno sviluppo sempre più imprenditoriale e concorrenziale delle aziende. Tante esigenze differenti e spesso molto dif- ficili da conciliare. Alle scelte che si stanno definendo sul piano nazionale, e mi riferisco soprattutto alle iniziative sui pesticidi e sull’allevamento di massa, al Piano d’azione nazionale per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari o alla strategia contro le resistenze agli antibiotici o ancora all’attenzione che si presta alle quantità massime di concimi da utilizzare, si affiancano però anche le decisioni di politica estera. Accordi internazionali che si susseguono, spesso con la scusa che la Svizzera deve rimanere competitiva e adeguar- si a quanto già fatto dall’Unione Europea. Il più recente in ordine di tempo è l’accordo con il Mercosur, un mercato immenso, in cui è davvero difficile conoscere e verificare in che modo vengono coltivati i campi o viene allevato il bestiame. Perché sforzarsi tanto di rispettare leggi così rigide sul territorio nazionale, leggi volute e votate dai cittadini, se poi si stringono accordi con paesi in cui i vincoli sono molto più blandi, se non del tutto assenti?

Dico tutto questo perché è necessario agire sui due fronti. Bisogna continuare nella politica attenta e virtuosa a tutela degli agricoltori, del suolo e dell’ambiente all’interno del nostro paese e allo stesso tempo è necessario avere un’idea chiara di quali debbano essere gli accordi internazionali, che non devono però andare a discapito delle nostre famiglie contadine. L’Unione Svizzera dei Contadini valuta con cognizione di causa le leggi e le misure che passano al vaglio delle Camere federali e fornisce delle indicazioni di voto. È perfettamente cosciente delle esigenze dettate dai cambiamenti climatici, dalle risorse che un tempo si davano per scontate e che ora iniziano a scarseggiare. D’altro canto però sa anche che un settore agricolo sano è un settore agricolo produttivo e che tale deve rimanere. La possibilità per capire se un partito e nello specifico ogni singolo deputato ha veramente a cuore le esigenze del primario o una coscienza concreta di quali siano le sfide rappresentate dai cambiamenti climatici è alla portata di tutti. Basta andare a vedere quali sono state le scelte in occasione dei temi rilevanti per l’agricoltura sul sito dell’amministrazione federale. Inoltre il dibattito del 13 settembre sarà una buona vetrina di discussione. Il mio invito è di dare il proprio voto ai politici che nelle passate votazioni, che hanno coinvolto il settore primario, e negli ultimi anni sono state parecchie, si sono espressi a nostro favore, senza lasciarsi ingannare dalle affermazioni opportuniste ed estemporanee da campagna elettorale.

Sem Genini, segretario agricolo UCT

da Agricoltore Ticinese del 6 settembre 2019